Il popolo degli appassionati di Formula 1 e non solo è in trepidazione per l’imminente uscita di “Last and Furious – la vera storia della Andrea Moda Formula”, un docufilm che ripercorre l’epopea dell’Andrea Moda, un team italiano che può vantare la partecipazione a un gran premio, quello di Monaco del 1992 grazie all’impreso del driver brasiliano Roberto Moreno che riuscì a superare le prequalifiche e a terminare undici dei settantotto giri previsti prima che un cedimento meccanico mettesse fine a questa bellissima favola.
Oggi ho il piacere di intervistare per gli Amici di “Cagliari Art Magazine” Massimiliano Sbrolla regista e, insieme con Giordano Viozzi e Cristiano Coini uno dei tre autori di quella che si appresta a divenire una delle docu-serie televisive dedicate alla Formula 1 più realistiche e cool del panorama internazionale.
Roberto Brunelli: Buongiorno Massimiliano, com’è nata l’idea di questo documentario e perché proprio sull’Andrea Moda?
Massimiliano Sbrolla: Era destino che raccontassimo questa storia. Io, Giordano e Cristiano, siamo originari di questo entroterra marchigiano. Le tragicomiche vicende della Andrea Moda le avevamo respirate sin da ragazzini. Poi a distanza di 30 anni, avendo fatto tutti e tre, un percorso professionale nel mondo della produzione televisiva, ci siamo ritrovati seduti ad un bar dicendo “Pensa quanto sarebbe bello rintracciare Andrea Sassetti e scoprire come sono andate veramente le cose”. Quel bar, scoprimmo poi, era esattamente a 7 km da dove abitava Andrea Sassetti. Partimmo in sordina. Poi Il mondo si chiuse il mese dopo causa Covid. È stato il progetto che ci ha tenuti in vita (professionalmente parlando) durante quel periodo assurdo. Ne siamo stati travolti in 3 lunghi anni di scoperte, telefonate, incontri, difficoltà, fallimenti, successi e aneddoti pazzeschi. Pian piano abbiamo capito di avere tra le mani qualcosa di grandioso, che nel suo piccolo racchiudeva tutto ciò che un appassionato di motori desiderava. La cosa più bella di questa esperienza è stato l’affetto delle persone che hanno iniziato a seguirci sui social. A partire da Mattia Valenti, che sin dall’inizio da semplice fan della scuderia di Monte San Pietrangeli, si è offerto di gestire Instagram e Facebook di Last & Furious. Da li in poi ogni giorno la gente ha iniziato a contattarci per darci un contributo: chi ci mandava foto inedite, chi un ritaglio di giornale, chi ci dava una dritta su una persona che stavamo cercando, che ci esortava a non mollare nei momenti di difficoltà.
R.B.: Gli anni Novanta si erano inaugurati come un ritorno al passato, dove piccole squadre artigianali, garagisti come li definiva “il Drake” Enzo Ferrari, potevano di nuovo tentare l’avventura nella massima serie motoristica. Basti pensare alla sfortunata esperienza della LIFE F190 con il suo rivoluzionario motore a W12 del 1990.Veniamo ora alla figura quasi mitologica del patron del Team, l’imprenditore marchigiano del settore delle calzature, Andrea Sassetti, voi che avete avuto il piacere di intervistarlo cosa ci potete dire di più sull’uomo o, meglio, sul suo sogno di correre in Formula Uno?
M.S.: Andrea è stato un pazzo. Nel senso buono del termine. La sua vita a 300 all’ora l’ha portato a raggiungere grandi traguardi ma anche a finire spesso fuoristrada. Non è un santo, non è un bandito. E Sassetti. Punto. Con lui, si è creato un bel rapporto di amicizia anche se all’inizio non ricordava nulla (o faceva finta) dei dettagli della sua avventura. Nomi, eventi e contatti li abbiamo ricostruiti passo dopo passo con un lavoro di ricerca pazzesco. Mi vengono i brividi se ripenso a ciò che abbiamo fatto. Per farti qualche esempio: abbiamo rintracciato in Germania due donne che all’epoca fecero delle foto inedite al team, partendo da un indirizzo di 30 anni fa e 2 nomi di battesimo. Abbiamo ritrovato un importante meccanico della scuderia andando in giro per i Paesi dell’Umbria suonando porta a porta perché sapevamo che aveva avuto un’officina in quelle zone. E così tante altre sorprese che vedrete nel doc.
R.B.: Ma è vero quello che si legge nel web che oggigiorno Sassetti scende in pista a Misano sull’Andrea Moda?
M.S.: No. E accaduto fino agli inizi degli anni 2000. Poi le macchine sono…scomparse…la storia delle vetture è uno dei filoni che vengono raccontati nel documentario, pieno di mistero e colpi di scena
R.B.: Avendo seguito anch’io la storia dell’Andrea Moda ho sempre trovato ingeneroso la marea di commenti che si leggono sul web sul Team che è descritto come uno dei più “scarsi” del circus della Formula Uno. In fin dei conti Sassetti e l’Andrea Moda, grazie alle straordinarie capacità del driver Moreno è riuscito a essere uno dei team che ha visto la macchina scendere in pista per disputare un gran premio. Da dove deriva, secondo voi, questa “superficialità” nell’aver descritto prima del vostro docu film l’epopea del team?
M.S.: Noi siamo partiti dall’idea di raccontare la storia degli ultimi degli ultimi. In rete questo team è considerato la vergogna della formula 1. Tant’è che, quando ci siamo approcciati a F1 per avere accesso ai loro archivi video la risposta ci raggelò “ci spiace, ma non siamo interessati a questo progetto perché rischia di mettere in cattiva luce la reputazione della Formula 1”. A 30 anni di distanza ancora Sassetti faceva tremare il Circus? La cosa ci sorprese, ci fece ridere e ci preoccupò nello stesso tempo. Per fortuna siamo riusciti ad avere uno spiraglio con F1 grazie all’aiuto di un grande giornalista, ex direttore di Rombo Franco Panariti. Ed oggi siamo qui ansiosi di mostrare al mondo questo lavoro e siamo certi che alla fine delle 3 puntate ognuno di voi, con una lacrimuccia che scorre sul viso dirà “che storia assurda”
R.B.: E sì, Roberto “Pupo” Moreno è stato senza dubbio uno dei migliori driver che la Formula Uno ha avuto nell’ultimo trentennio, se si pensa Al miracolo” che ha compiuto a Monaco in quel 1992. Mi piace citare a tal proposito il mio concittadino e amico d’infanzia Vincenzo Sospiri un altro grandissimo pilota cui “mancò la fortuna (intesa come la macchina) non il valore”. Come avete rintracciato Moreno e dirci se ha accettato subito di prendere parte al vostro progetto.
M.S.: Roberto è una persona unica, meravigliosa. Siamo riusciti, dopo un anno e mezzo di messaggi e telefonate, a farlo venire in Italia da Miami, per fargli l’intervista. Ricordo che durante il lockdown avevo lasciato il mio numero di telefono a mille persone che potevano conoscerlo per avere un contatto. Avevo scritto decine di mail senza successo. Poi un pomeriggio, tra un bollettino Covid e l’altro, mi squilla il telefono. Numero estero. “Pronto, sono Roberto Pupo Moreno…so che mi stai cercando”. È stato un momento di commozione unico. Da lì ci siamo scritti quotidianamente. E mi diceva “Finalmente qualcuno che ha avuto il coraggio di raccontare questa storia”. Infine pochi giorni fa, quando gli abbiamo fatto vedere in anteprima le 3 puntate, ci ha mandato un vocale commosso… non immaginava un lavoro così professionale e appassionato.
R.B.: Nel 2017 in occasione di un articolo che scrissi per la Mostra che dedicarono al grande Ayrton Senna alla Factory della Lamborghini, ebbi modo di scrivere “Molto fermento vi è oggi tra i collezionisti di tutto il mondo di memorabilia di auto sportive e parti di ricambio di auto da corsa” nella vostra ricerca di materiale per il film avete incontrato collezionisti che vi hanno aperto le loro collezioni per prestarvi del materiale sull’Andrea Moda? Se sì erano gelosi dei loro cimeli o li hanno condivisi volentieri?
M.S.: L’unico possessore al mondo di memorabilia della Andrea Moda credo sia Andrea Sassetti. Il giorno che ci ha aperto il suo vecchio scantinato dove tiene tutt’ora tutto quello che è rimasto del team, ci sembrava di entrare nella cappella Sistina della formula 1. Ma non dovete immaginarvi teche o vetrine. Tutto era, ed è, accatastato come fosse un vecchio negozio di mobili abbandonati. Un’esperienza mistica.
R.B.: Per conoscervi meglio, voi eravate già collezionisti di memorabile sportive oppure magari lo siete diventati nel corso delle riprese e della ricerca di materiale?
M.S.: Noi prima di questa storia non eravamo nemmeno appassionati di motori. A noi ha catturato la storia di vita di questo personaggio e di tutte le persone che gli sono state accanto. Che ha fatto da sfondo al mondo delle corse. Perché, secondo noi, questa è anche una vicenda umana unica, divertente, tragica, truffaldina. Una storia destinata a sorprendere anche chi non ha mai visto un gran premio.
R.B.: Nel ringraziarvi per l’intervista vorrei chiedervi se potete darci qualche anticipazione sull’uscita e su dove potremmo guardare la serie?
M.S.: La mia società di produzione, la zoofactory srl, pur lavorando da anni per grandi broadcaster, è una piccola realtà. Assieme a Giordano Viozzi e Cristiano Coini, ci siamo imbarcati in un progetto che è diventato molto più grande di noi. Sia dal punto di vista del lavoro che da quello economico (il documentario è stato totalmente autofinanziato). Girare l’Italia e il mondo per fare le interviste, acquistare materiale fotografico e video, mettersi al tavolo delle trattative con un colosso come Formula 1 è stato difficile, entusiasmante e impegnativo. Soprattutto se pensate che abbiamo fatto tutto nei ritagli di tempo, tra una produzione e l’altra (grazie alle quali potevamo finanziarci l’opera). Ma siamo sicuri che a giochi fatti tutti apprezzeranno la bontà e l’unicità dei nostri sforzi. La storia della Andrea Moda è un po’ la parabola della vita: si ride, si piange, si soffre, si perde e si rinasce.
R.B.: Chiudiamo lasciando a te l’onore di comunicare ai lettori di Cagliari Art Magazine l’ultima ora che mi hai anticipato prima di iniziare l’intervista.
M.S.: Grazie al sostegno della Regione Marche che ha fortemente creduto nel progetto, avremo la possibilità di presentare la mini serie alla 80^ Mostra del cinema di Venezia.