Palazzo Reale presenta la collezione della fondazione Giuseppe Iannaccone Milano

Sono oltre 142 opere di 80 artisti internazionali da Marcello Maloberti, Francesco Vezzoli, marc Quinn, Nan Goldin , Marilena Senatore fino a Banksy.

L’avvocato Iannaccone, molto noto fra i penalisti del diritto d’impresa, ha raccolto oltre 400 opere che ha esposto nelle più importanti mostre a livello internazionale.
Come da egli stesso raccontato, Iannaccone dedica i fine settimana allo studio dei cataloghi e alla ricerca di nuovi artisti in giro per il mondo. In questa ricerca è molto aiutato dai social che offrono ai giovani artisti una vetrina per mettere in evidenza le proprie opere.
La ricerca punta essenzialmente all’uomo con tutte le sue problematiche.
E quindi al rapporto con il corpo, l’identità in continua evoluzione, il multiculturalismo e le complesse interazioni tra Oriente e Occidente, la povertà, il disagio esistenziale, il fenomeno delle migrazioni.
Per Iannaccone, che in questi anni ha lanciato tantissimi artisti, l’arte contemporanea è però da sempre non solo penalizzata in Italia ma anche poco valorizzata.
Una collezione mai vista tra pittura, scultura, fotografia e installazioni, purtroppo manca un opera dell’artista Roberto Scala sorrentino di nascita

Photo di Roberto Scala

Milano Outoff teatro il re del plagio di Jan Fabre

Ultimi giorni affrettatevi via Mac Mahon Milano teatro Outoff ore 19,30 unico biglietto singolo fino a domenica

prima nazionale il 19 febbraio Cure di masturbazione per rimanere sano, ovvero IL RE DEL PLAGIO di Jan Fabre, monologo con la regia, l’adattamento drammaturgico e l’interpretazione di Roberto Trifirò. Prosegue così la quarantennale relazione tra l’opera e la poetica del regista fiammingo e il Teatro Out Off diretto da Mino Bertoldo; iniziato nel 1985 e mai interrotto, questo legame si è ulteriormente rinforzato nel 2023, con l’ospitalità in prima nazionale al Teatro Out Off di Peak Mytikas. (On the top of Mount Olympus) e, nel 2024, con il Festival Fabre, oltre che con numerose produzioni del Teatro Out Off su testi di Fabre. E proprio uno dei suoi monologhi “manifesto” sull’arte e sulla sua idea di posizione dell’artista nel mondo porta in scena Roberto Trifirò fino al 9 marzo: con il testo Il re del plagio Fabre propone una riflessione profonda sul tema dell’autenticità, reiterando il credo artistico della sua opera. Il re del plagio è l’artista-ciarlatano, che difende l’imitazione come strumento di bellezza e di fragilità per creare arte e, allo stesso tempo, per plasmare la propria identità artistica. Un testo di metateatro, in cui Fabre smaschera continuamente l’artificio scenico e rigetta radicalmente il concetto di originalità come assioma artistico.

Photo by Roberto Scala

Collezione Giuseppe Iannaccone al Palazzo Reale di Milano

Grande mostra

Da CINDY SHERMAN A FRANCESCO VEZZOLI. 80 artisti contemporanei.” verrà presentata in anteprima internazionale a Palazzo Reale, una mostra che mette in dialogo più di 140 opere e  80 grandi artisti contemporanei di tutto il mondo.

Da Cindy Sherman a Lynette Yiadom-Boakye, da Nan Goldin a Nicole Eisenman, da Kiki Smith a Marc Quinn, da Lisetta Carmi a Francesco Vezzoli; tutti artisti presenti nell’inedita e prestigiosa sezione contemporanea della Collezione Giuseppe Iannaccone che, saranno legati e collegati da un dialogo sui più importanti temi sociali come il rapporto con il corpo, l’identità in continua evoluzione, il multiculturalismo e le complesse interazioni tra Oriente e Occidente.

Una collezione eccellente di opere pittoriche e scultori che di altissima qualità cosa dire andate in massa a guardare e vivere sitare la mostra né vale la pena.

Photo by Roberto Scala

Milano design week super studio

Si è appena conclusa la Conferenza Stampa del Superdesign Show, progetto di Gisella Borioli con l’art direction di Giulio Cappellini, che si terrà dal 6 al 13 aprile al Superstudio Più in occasione della Milano Design Week.

Photo by Roberto Scala

Roberto Scala street art indipendente Milano nord

La Street Art è uno dei principali movimenti artistici degli ultimi decenni. Le origini, gli sviluppi, i maggiori artisti. Il termine Street Art comprende le forme d’arte realizzate in luoghi pubblici che normalmente non sono preposti alla realizzazione di opere, ad esempio muri, strade e piazze.

L’arte così coinvolge il popolo attraverso immagini che vanno contro il sistema e mercato dell’arte contemporanea globalizzato dalle aste pilotata dai ricchi.

Articolo anonimo anti Banksy

Photo by Roberto Scala artist strong

Mimmo Di Caterino IL NOMADE DELL’ ARTE.

Mimmo Di Caterino
IL NOMADE DELL’ ARTE.

https://mimmodicaterino.medium.com/il-miracolo-della-fede-nellarte-8456d0dcf5d5

Il nomadismo nell’arte è utile esercizio stimolante per la mente, è continua conoscenza del valore dell’ uomo, della sua presenza in tempi passati e nuovi.
La conoscenza diventa materia primaria per orientarsi in sentieri espressivi dell’ immaginazione fin dalla nascita.

La conoscenza è  bisogno per creare una barriera alla mania ossessiva verso il progresso tecnologico.
Il nomadismo nell’ arte è  viaggio tonificante avventuroso: la cosa migliore è camminare.
Elon Musk il capitalista nazibioteck si schianterà come Icaro, perché sta scavalcando i procedimenti razionali dell’ apprendere i mestieri del passato delle attività umane.
Le immagini del passato sono una consolazione per la mente e per lo spirito,
L’opera sacra ha la sua utile funzione , è dodata di sentimenti delicatissimi, crea un sistema morale.

L’arte sacra è un angelo custode che puntella le macerie della vita, per curare la solitudine.

L’icona della cappella dell’ Immacolata è una rappresentazione cognitiva che memorizza un fenomeno avvenuto e rivela all’artista che l’ha  realizzata più di quanto egli vorrebbe mai rivelare

Nel mercato dell’arte l’oggetto sacro tramuta il collezionista d’affari in ingenuo credente incapace di distinguere il bene dal male.

Polvere

Arte urbana tra Napoli e Firenze!

“Il nostro sistema scolastico si basa sull’accumulo di nozioni, ma in realtà maggiore è la quantità di dati che raccogliamo, maggiore è la confusione che ci avvolge, e inoltre perdiamo di vista la saggezza innata in ciascuno di noi.

Impariamo quindi a chiedere la verità, a bussare alla porta del nostro essere: questo è ciò che viene conosciuto come intuito, creatività, visione o profezia.

Per questo motivo il saggio si focalizza su colui che vede anziché sulla scena osservata. Il veggente è il sé non locale.”

Deepak Chopra, “Le coincidenze”,Sperling e Kupfer, 2008

 

Firenze ha una sua forza e specificità nella promozione della street art, che a nel tessuto urbano a cielo aperto dialoga con la culla del Rinascimento origine del ruolo sociale, intellettuale e culturale dell’artista e delle arti maggiori.

Sono numerosissime le gallerie e gli studi d’artista che promuovono il linguaggio di genere, legittimando la strada come galleria e da galleria ne incarnano la rappresentazione in una modalità d’intermediazione alta e di mercato il genere.

La più interessante che ho visitato è la Street Levels Gallery, di Gianluca Milli, in Via Palazzolo 74 AR e in Via Melegnano 4R, che tratta artisti molto presenti nel tessuto e nella topografia urbana della città come Ache 77, Exit Enter, Kraita 317, James Vega, Miles, Nian e Taleggio (solo per fare qualche nome, il pacchetto artisti è molto ampio e lo trovate al link https://www.streetlevelsgallery.com/).

 

Vivacità culturale nell’ambito dell’arte urbana che Napoli in questo momento non ha (almeno in relazione al settore di genere, eppure storicamente Napoli è stata leader e traino di settore) tradotta in mercato e collezionismo educato a seguire e inseguire l’artista a cielo aperto in ambito urbano, nell’area Napoletana cosa avviene?

Gallerie che promuovano l’arte urbana a cielo aperto totalmente assenti in area metropolitana non pervenute, l’unica di settore è la Street Art Gallery di Salvatore Iacono ma è a Forio d’Ischia, si colloca però sulla sponda opposta dell’intermediazione, quella della processualità diretta.

Da Salvatore Iacono l’artista entra in un domicilio urbanizzato, si relaziona direttamente allo spazio come fosse in strada e quando interviene in altre modalità  lo fa in maniera sacrale, operando in un tempio spirituale del linguaggio che si eleva su tutto in maniera cruda e pura, la galleria è in Via Costantino 28 a Forio d’Ischia.

 

 

A Napoli di grande interesse sul tema c’è soltanto la programmazione del Foyer del Teatro Bellini, ricognizione di quanto avviene in area Napoletana e tentativo di sistematizzarlo, in Via Conte di Ruvo 14, che propone dal 25 Gennaio al 9 Febbraio “Luma, Monster Pop” di Luigi Massa, i Luma sono mostri che incarnano le sue paure e ansie, escono dal Vesuvio e vivono tra noi e si propongono come fautori dell’amore, sento la loro voce (“amò tutt’a posto?”, “Frate carnale me daje rojé euro?”), Luigi le empatizza, tramutando il mostro in qualcosa di benevolo, in fondo a Napoli lo facciamo tutti, le paure e i mostri sono energie che vivono e convivono con noi, bene armonizzarle, Luigi Massa è classe 1985 ed un Graphic designer.

La questione che pongo è:

Perché a Napoli non c’è un privato, un gallerista come Gianluca Milli a Firenze o come Salvatore Iacono a Forio (collocato in modalità diametralmente opposta ma dialettica) che a suo modo investa su quello che strada e urbanizzazione determinano nel panorama dell’arte e della cultura?

Possibile che a Napoli tutto si sia fermato a una lettura e una interpretazione della street art in chiave moralista di propaganda al servizio dell’ideologia politica o del turismo da cartolina di massa?

Chiaro che questo non sarebbe mercato dell’arte, ma neanche didattica e dialettica, ma assistenzialismo fine a se stesso e all’ordinare e omologare lo sguardo di chi tenta di scindere tra ciò che è arte e ciò che non lo è!

L’arte è donna!

“Di solito vediamo solo rapporti di causa effetto (questo ha provocato quest’altro, che a sua volte è all’origine di questo e questo).

Ma sotto la superficie sta succedendo qualcosa altro, seppure invisibile ai nostri occhi, c’è una complessa rete di connessioni.”

Deepak Chopra, “Le coincidenze”,Sperling e Kupfer, 2008

 

Di tanto in tanto mi muovo verso Firenze, questione di ricerche artistiche che seguo e quando posso propongo, chiaramente noto le differenze d’impostazione di presentazione e divulgazione delle processualità dell’arte contemporanea ed anche come le si ponga in dialogo con il passato.

Il caso mi ha portato nelle mie sciolte rotte di movimento, alla “Contemporary Art Gallery for Women”, Borgo S.Frediano 131r, modello di galleria d’arte contemporanea al femminile che programmaticamente recita sul suo profilo social:

“Sosteniamo la Cultura e le Città Vive!
Le città rischiano di perdere la loro anima, trasformandosi in una semplice vetrina di ristoranti e bar, con poco spazio per le persone e la cultura.
A Female Arts in Florence crediamo che l’arte e la creatività siano il cuore pulsante della comunità, essenziali per mantenere vive le nostre città e il loro patrimonio sociale.”
Mostra in programma “Kimono d’artista”, dal 30 Novembre al 28 Febbraio, una connessione tra processualità creativa e artigianato, i Kimoni esposti sono frutto di una relazione e cooperazione tra artiste e artigiane facenti capo alla galleria intermediate dall’esperienza professionale di Giovanna Cocci (upcycling designer), opere d’arte indomabili che costituiscono un vero manifesto programmatico della galleria.
Arte moda e sensibilità al femminile, le artiste che hanno lavorato sul Kimono d’Artista sono Elena Santoni, Giulia Lepori, Laura Martelli, Serena Buzzi, Ute Panella e Vittoria Colonna.
Artiste presenti anche in galleria con la loro ricerca, a segnare come il linguaggio dell’arte porti a connessioni e direzioni che da processo di ricerca sanno tradursi in progetto colletti e connettivo.
Il concept della galleria è estremamente intrigante e deduttivo, uno spazio che processa, visualizza e determina la creatività al femminile, restituendo l’arte alla sua origine creativa ed educativa, non c’è uomo artista che non possa fare a meno della sua parte creativa femminile e che non sia stato educato in termini di sensibilità creativa da una donna all’arte:
non riesco a pensare a un’educazione all’arte che non passi per una sensibilità e coscienziosità femminile, dato di fatto che il maschile nell’arte non riesce a smuoversi da tecniche e consuetudini, ma è altresì vero che un arte completamente al femminile e priva d’interazione dialettica possa rischiare d’impantanarsi in quell’odioso tecnicismo maschile che rende l’arte professione e tecnica, riuscirà questo spazio espositivo ad eludere il limite del “ben fatto” nel nome del confinamento di genere?
Al momento si prende atto di un coraggio di definizione processuale e progettuale che restituisce alla donna ciò che è sempre stato suo, e che in suo nome ha costruito e determinato artisti immensi (cosa sarebbe stato Pablo Picasso senza il suo amore per la donna o Diego Rivera senza Frida Khalo?).
Personalmente, quando mi si rappresentano arte al maschile o al femminile, mi vengono in mente Leonardo con la Gioconda, Marcel Duchamp con Rose Selavy o Antonio Ligabue vestito da sposa, trovo lodevole e di grande qualità il progetto della Art Gallery For Women, ma la questione che pongo è: quanta arte in corpi ed identità maschili, sa essere per la donna?