Capodimonte, realtà Reale!

“E’ il poeta che cerca e interroga ogni lato oscuro della natura; è lui che parla alle stelle tremolanti di raggi nelle notti estive; è lui che ascolta il ritmo del mare, quasi fosse il metro per cui il suo verso scandisce; è il poeta che conosce la virtù dei semplici, è lui che scoverte certe leggi naturali, ignote a tutti; è il poeta civile che uccide le bestie, fa rasciugare le paludi e fa sorgere a quel posto palagi e giardini; è il poeta che insegna ai giovani giuochi dove il corpo si fortifica e l’anima si serena; è lui, sublime fantastico, che stabilisce l’augurio della buona o della mala ventura; è lui che come calamita fortissima attrae a sé l’amore, l’ossequio, il rispetto; è Virgilio poeta.

E nulla si sa della sua morte.

Come Parthenope, la donna, egli scompare.

Il poeta non muore.”

Matilde Serao, “Leggende Napoletane”, Colonnese, 2024

Il Museo di Capodimonte è eccellenza planetaria, poco da discutere, opere della sua collezione viaggiano e tornano a casa per chi ha la sfortuna di non vivere a Napoli, altre arrivano a dialogare con la collezione a tempo determinato, questo è il caso de “Les demoseilles de bourds de la Seine” di Gustave Courbet,a Capodimonte dal dal Petit Palais, Musée des Beaux-Arts de la Ville de Paris, dal 7 Novembre è esposta per essere fruibile fino al 23 Febbraio del 2025.

Il dipinto venne esposto la prima volta nel Salon Parigno del 1857 determinando scandalo, contribuendo a determinare quel filone Accademico di marketing, che nel nome della provocazione alimenta e implementa il valore di un mercato dell’opera.

Motivo dello scandalo era porre l’attenzione sulla quotidianità, cosa che oggi fanno tutti via social network e media integrati, pensateci quando vi scandalizzate o demonizzate certi post, stati o fotografie di amici o amiche cha fanno ciò che vorreste fare o vivere voi, pongono in essere quel processo di comunicazione e provocazione insito nell’ordinario quotidiano, che l’antiaccademico Courbet determinava a metà Ottocento e che ora è entrato con forza a volgarizzare e imbruttire le nostre vite, lavorando per definire il Sé attraverso la squalifica di ciò che non si integra finendolo per legittimarlo e istituzionalizzarlo.

L’opera creò scandalo perché in una giornata estiva, le due ragazze giacevano in riva al fiume, atmosfera calda e pelle sudata alimentavano pulsioni erotiche, arrivando a identificare le due giovani come prostitute nel nome del loro essere indolentemente adagiate sull’erba con pigrizia.

 

In esposizione temporanea al Museo di Capodimonte anche il lavoro di Gaia Fugazza, artista milanese, classe 1985 che vive e lavora a Londra, “Sete” titola il suo intervento espositivo che conclude una sua residenza d’artista presso l’istituto ad indirizzo raro “Giovanni Caselli”: la ricerca si muove tra mito e inconscio mitopoietico, focalizzando un tempo della storia dove le creature del cielo e quelle degli abissi erano unite nel nome dell’evoluzione, muovendosi intorno al fulcro del corpo femminile precipitato in relazione osmotica con la natura, l’intervento inaugurato il 31 GENNAIO  sarà fruibile fino al 18 MARZO 2025.

Per bilanciare la relazione tra ospitante ed ospitati, invito a soffermarvi su due lavori: uno è l’autoritratto di Sofonisba Anguissola (Cremona 1531-Palermo 1626), “Autoritratto alla spinetta” 1555, l’altro è di Elisabetta Sirani (Bologna 1638-1665), “Timoclea precipita nel pozzo il capitano Alessandro Magno” del 1659, così ci ricordiamo che l’arte è sempre stata donna, il termine Artista ha una declinazione femminile perché senza sensibilità e creatività al femminile, senza elevazione coscienziale che passa per la connessione sincretica tra parte destra e sinistra del cervello, l’arte rischia d’essere relegata a processo “tecnico”, nel nome del quale si è servi mai funzionali a un elevazione del Sé di cui possano fruire spiritualmente gli altri.

 

Autore: Domenico Di Caterino

Nato nel segno del Leone, nell’era dei Pesci in prossimità dell’epoca dell’Acquario (2100 d.C.), per la prospettiva cristiana sono allegoria del diavolo e pagano. Sigillo del Leone è oro puro o fine. Il girasole è il fiore (amicizia e vitalità). Reggente è il Sole, l’elemento è il fuoco, la modalità è fissa e la polarità è positiva. L’epoca del Leone è stata dal 10860 a.C. ed è terminata nel 8700 a.C. All’origine della cronologia umana del tempo, Leone e Toro erano una costellazione omonima a trenta gradi a Nord, questo avveniva nel 4000 a.C. 8 è la carta dei tarocchi: la forza. La forza nei tarocchi è donna e a volte Leone. Il teschio è formato da otto ossa piatte che proteggono il cervello, l’otto rappresenta i cicli, il mondo con cui le cose sono collegate e unite tra loro, la relazione tra visibile e invisibile, tangibile e intangibile, cerchi che si uniscono e invertono il movimento, creando bellezza e armonia. L’ottava dimensione è il nulla dove appare lo spirito, il grande mistero. Le costellazioni zodiacali, cominciamo a leggerle dall’epoca del Leone, in quel tempo cominciamo a lavorare la Terra.