“Il nostro sistema scolastico si basa sull’accumulo di nozioni, ma in realtà maggiore è la quantità di dati che raccogliamo, maggiore è la confusione che ci avvolge, e inoltre perdiamo di vista la saggezza innata in ciascuno di noi.
Impariamo quindi a chiedere la verità, a bussare alla porta del nostro essere: questo è ciò che viene conosciuto come intuito, creatività, visione o profezia.
Per questo motivo il saggio si focalizza su colui che vede anziché sulla scena osservata. Il veggente è il sé non locale.”
Deepak Chopra, “Le coincidenze”,Sperling e Kupfer, 2008
Firenze ha una sua forza e specificità nella promozione della street art, che a nel tessuto urbano a cielo aperto dialoga con la culla del Rinascimento origine del ruolo sociale, intellettuale e culturale dell’artista e delle arti maggiori.
Sono numerosissime le gallerie e gli studi d’artista che promuovono il linguaggio di genere, legittimando la strada come galleria e da galleria ne incarnano la rappresentazione in una modalità d’intermediazione alta e di mercato il genere.
La più interessante che ho visitato è la Street Levels Gallery, di Gianluca Milli, in Via Palazzolo 74 AR e in Via Melegnano 4R, che tratta artisti molto presenti nel tessuto e nella topografia urbana della città come Ache 77, Exit Enter, Kraita 317, James Vega, Miles, Nian e Taleggio (solo per fare qualche nome, il pacchetto artisti è molto ampio e lo trovate al link https://www.streetlevelsgallery.com/).
Vivacità culturale nell’ambito dell’arte urbana che Napoli in questo momento non ha (almeno in relazione al settore di genere, eppure storicamente Napoli è stata leader e traino di settore) tradotta in mercato e collezionismo educato a seguire e inseguire l’artista a cielo aperto in ambito urbano, nell’area Napoletana cosa avviene?
Gallerie che promuovano l’arte urbana a cielo aperto totalmente assenti in area metropolitana non pervenute, l’unica di settore è la Street Art Gallery di Salvatore Iacono ma è a Forio d’Ischia, si colloca però sulla sponda opposta dell’intermediazione, quella della processualità diretta.
Da Salvatore Iacono l’artista entra in un domicilio urbanizzato, si relaziona direttamente allo spazio come fosse in strada e quando interviene in altre modalità lo fa in maniera sacrale, operando in un tempio spirituale del linguaggio che si eleva su tutto in maniera cruda e pura, la galleria è in Via Costantino 28 a Forio d’Ischia.
A Napoli di grande interesse sul tema c’è soltanto la programmazione del Foyer del Teatro Bellini, ricognizione di quanto avviene in area Napoletana e tentativo di sistematizzarlo, in Via Conte di Ruvo 14, che propone dal 25 Gennaio al 9 Febbraio “Luma, Monster Pop” di Luigi Massa, i Luma sono mostri che incarnano le sue paure e ansie, escono dal Vesuvio e vivono tra noi e si propongono come fautori dell’amore, sento la loro voce (“amò tutt’a posto?”, “Frate carnale me daje rojé euro?”), Luigi le empatizza, tramutando il mostro in qualcosa di benevolo, in fondo a Napoli lo facciamo tutti, le paure e i mostri sono energie che vivono e convivono con noi, bene armonizzarle, Luigi Massa è classe 1985 ed un Graphic designer.
La questione che pongo è:
Perché a Napoli non c’è un privato, un gallerista come Gianluca Milli a Firenze o come Salvatore Iacono a Forio (collocato in modalità diametralmente opposta ma dialettica) che a suo modo investa su quello che strada e urbanizzazione determinano nel panorama dell’arte e della cultura?
Possibile che a Napoli tutto si sia fermato a una lettura e una interpretazione della street art in chiave moralista di propaganda al servizio dell’ideologia politica o del turismo da cartolina di massa?
Chiaro che questo non sarebbe mercato dell’arte, ma neanche didattica e dialettica, ma assistenzialismo fine a se stesso e all’ordinare e omologare lo sguardo di chi tenta di scindere tra ciò che è arte e ciò che non lo è!